Gianfranco Baruchello – Maremoto nell arcipelago

MAREMOTO NELL ARCIPELAGOGianfranco Baruchello

Gianfranco Baruchello nasce nel 1924: il padre è avvocato, direttore dell’Unione Industriali di Livorno e docente all’Università di Pisa, la madre è insegnante elementare. Dopo la guerra si laurea a Giurisprudenza con una tesi in Economia, e nel 1947 lavora alla Bombrini Parodi Delfino.[1] Tra il 1949 e il 1955 si occupa della creazione dell’azienda di ricerca e produzione chimico-biologica Società Biomedica. Nel 1959 Baruchello lascia l’azienda per dedicarsi completamente all’arte.

La sua prima formazione avviene in clima parigino: conosce Roberto Matta e tre anni dopo Alain Jouffroy. Nel 1962 conosce Marcel Duchamp. A New York nel 1964 conosce John Cage e si confronta con la pop art e l’espressionismo astratto americano. Le esperienze americane si concretizzano nelle grandi tele bianche Altre tracce, con spesse e dense strisce di pittura nera; l’eredità europea si materializza invece nella creazione di oggetti vicini allo spirito del Nouveau Réalisme. È del 1962 la partecipazione alla mostra New Realists organizzata da Pierre Restany alla Sidney Janis Gallery di New York (alla quale espongono anche Enrico Baj, Tano Festa, Mimmo Rotella e Mario Schifano). La partecipazione attiva al mondo delle avanguardie internazionali tuttavia influisce solo parzialmente sulla ricerca di Baruchello che si configura sin dall’inizio come essenzialmente autonoma. Nel 1963 tiene una personale alla Galleria La Tartaruga di Roma, presentata da Jouffroy: vi si trova una pittura frammentata, miniaturizzata, su grandi superfici bianche, fatta di segni, scritte, disegni, con frequenti rimandi ai simboli della società consumistica e televisiva.[2]

Al 1960 risale il suo primo esperimento cinematografico: Molla. Del 1963 è invece il film Il grado zero del paesaggio, al quale segue nel 1964 Verifica incerta,[3] un film di found footage in collaborazione con Alberto Grifi: una grande quantità di materiale di scarto cinematografico, consistente in pellicola di cinema statunitensecommerciale degli anni cinquanta, fu acquistata da Baruchello e da essa si ricavò un montaggio ottenuto da spezzoni di pellicola incollati con il nastro adesivo.

Pittura, cinema e produzione di libri sono solo alcuni dei linguaggi che Baruchello sperimenta; a partire dalla seconda metà degli anni sessanta la sua attività rientra in quell’ambito che Enrico Crispolti ha definito extra-mediale: pittura calligrafica, produzione di oggetti, testi letterari, teatrali, film, videotapes, fotografia, operazioni agricole, in una continua tensione al rovesciamento delle convenzioni codificate e riproposte dai mezzi di comunicazione di massa.[4]

L’azienda Agricola Cornelia viene fondata nel 1973; è un’azienda agricola che ha sede e opera entro il terreno acquistato nello stesso anno da Baruchello in via di Santa Cornelia, alla periferia di Roma. Lentamente l’azienda si espande occupando e coltivando anche il terreno circostante, sottraendolo alla speculazione edilizia, con un atteggiamento tra l’happening artistico e l’intento politico. Dopo l’acquisto dei terreni occupati l’operazione assume il valore di una riflessione sul rapporto tra prodotto agricolo, prodotto artistico e valore rispettivo, operazione anch’essa di sapore duchampiano ma affrontata calandosi nella materialità del lavoro e nel mondo delle leggi economiche. L’impresa, di nome e di fatto, conduce anche ad una serie di quadri e a due libri: Agricola Cornelia S.p.a. 1973-1981, catalogo di una mostra alla Galleria Milano (Milano) dove Baruchello espone, oltre ai quadri citati, materiali legati all’esperienza di Agricola Cornelia,[5] e How to imagine, una lunga intervista (condotta da Henry Martin), della quale restano nel libro soltanto le risposte.

Alla fine degli anni ottanta, negli spazi che avevano ospitato l’Agricola Cornelia, Baruchello realizza “Il Giardino”, uno progetto che presenta nel 1989 al Festival di Spoleto “Voci sull’acqua” in una performance che vede l’artista curare un piccolo bonsai di Gingko Biloba. Il Giardino, è uno spazio per l’identificazione della mente nella terra, negli alberi e nei cespugli.

Nel 1998 nasce la Fondazione Baruchello nella ex casa – studio dell’artista, sulle colline romane in via di Santa Cornelia (Roma).

Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, a cura di Achille Bonito Oliva, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma presenta la mostra antologica Gianfranco Baruchello. Certe idee.

Dal giugno al settembre 2014, presso la Deichtorhallen Sammlung Falckenberg, ad Amburgo, si apre la retrospettiva Gianfranco Baruchello. Certain Ideas. Retrospektive, a cura di Dirk Luckow, in collaborazione con lo ZKM / Karlsruhe, dove la mostra si sposterà nel novembre 2014 (1º novembre 2014 – 29 marzo 2015), a cura di Andreas Beitin e Peter Weibel. In occasione di questa mostra è pubblicato il catalogo Baruchello. Certain Ideas, a cura di Achille Bonito Oliva, Carla Subrizi, Dirk Luckow, Peter Weibel, Harald Falckenberg (Electa, 2014).

Radio 3 lo ha nominato «artista dell’anno 2016»[6].

(Fonte : Wikipedia)

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