07 Rilievo circolare a diffusione cromatica Marina Apollonio
Marina Apollonio Trieste, (12 novembre 1940[1]) è un’artista italiana, considerata una delle figure più rappresentative del movimento ottico-cinetico internazionale. Marina Apollonio, figlia del teorico e critico d’arte Umbro Apollonio e di Fabiola Zannini, cresce in un ambiente artistico. Dopo aver concluso gli studi superiori, frequenta i corsi di pittura di Giuseppe Santomaso all’Accademia di Belle Arti di Venezia e si dedica alla progettazione di industrial graphic design e a soluzioni di architettura per interni.
Biografia:
Nei primi anni ’60 inizia la sua ricerca sulla percezione e sulla comunicazione visiva. Dopo aver lavorato a Parigi, come progettista presso lo studio di architettura Édouard Albert, torna in Italia e realizza i suoi primi Rilievi metallici a sequenze cromatiche alternate e le sue prime Dinamiche circolari. Condivide con altri esponenti dell’Optical Art il desiderio di un’arte depersonalizzata, in opposizione al concetto di astrazione espressiva. Utilizza materiali industriali moderni, per creare strutture calcolate che, nella visione dello spettatore, si trasformano in spazi dinamici e fluttuanti. È in questo periodo che conosce Getulio Alviani. Esordisce alla collettiva, organizzata presso il Centro d’Arte «Il Chiodo»[3] a Palermo, vincendo il primo premio.
Dalla metà anni Sessanta è parte integrante dei movimenti storici dell’Arte Ottico-Cinetica; gravita intorno al Gruppo N di Padova ed al Gruppo T di Milano, condividendone sia gli intenti delle ricerche, sia la scelta dei materiali. Scambia le sue idee con Getulio Alviani, con Dadamaino e gli altri esponenti di Azimuth; conosce il GRAV, il Gruppo Zero e Nova Tendenza, tanto da partecipare a Nova Tendencija 3[4], mostra Internazionale svoltasi nello stesso anno alla Galerija Suvremene Umjetnosti, alla Galleria d’Arte Contemporanea e al Museo dell’Arte di Zagabria. È tra i protagonisti della mostra Aktuell ’65[5], alla Galerie Aktuell di Berna e, insieme a Getulio Alviani e a Paolo Scheggi, dell’esposizione Oeuvres Plastiques et Appliquèes, alla Galerie Smith[6] di Bruxelles.
Conoscerà Peggy Guggenheim, in occasione dell’esposizione alla galleria Barozzi[7] a Venezia, che dopo aver visto le sue opere in mostra acquista il “Rilievo n. 505”[8] per la sua collezione[9][10].
Dalla metà degli anni ’70 realizza opere basate sul rapporto ortogonale di linee parallele colorate, verticali e orizzontali, su fondo nero. Nel 1977 le viene commissionata un’opera in miniatura per il Museum of drawers[11] di Herbert Distel, una raccolta di cinquecento opere realizzate da alcuni artisti, ben conosciuti, come Picasso, e altri artisti meno conosciuti.
Si è dedicata alla tessitura, esponendo i suoi lavori al Laboratorio Artivisive[12] di Foggia e successivamente, nel 1983, alle mostre Morbide & Trame, presso la Civica Galleria d’Arte Contemporanea di Foggia e Testi Tessili[13], presso la libreria Il monte analogo di Roma.
In occasione della mostra internazionale Op Art, la Schirn Kunsthalle Frankfurt le commissiona l’opera Spazio ad attivazione cinetica[14][15], un disco rotante di dieci metri[16], collocato nella rotonda del museo, qui espone al fianco di esponenti dell’Optical Art, tra cui Victor Vasarely, Bridget Riley, François Morellet, Julio Le Parc, Gianni Colombo, e altri. Partecipa ad eventi internazionali di arte Optical: la mostra Optic Nerve: Perceptual Art of the 1960s[17], al Columbus Museum of Arts e il Bit International [Nove] tendencije – Computer und visuelle Forschung. Zagreb 1961-1973, alla Neue Galerie di Graz. La rivista Artforum le dedica la copertina[18] di Maggio 2007.
Recentemente è stata invitata alle mostre Dynamo[19] al Grand Palais di Parigi e a Percezione – Arte Programmata y Cinética, presso il MACBA[20]: Museo de Arte Contemporáneo de Buenos Aires ed è presente alla rassegna The Art of Light and Movement in the Marli Hoppe-Ritter, Collection presso il Museum Ritter di Waldenbuch, Germania.
(Fonte : sito Wikipedia)