DYSTOPIAGreg Bogin

Greg Bogin
A prima vista spensierate, brillanti, caramellose, le opere del newyorchese Greg Bogin (1965) nascono da un’approfondita analisi della storia dell’arte e da tematiche legate a problematiche della società contemporanea.
Tinte vivaci e contrastanti, gradazioni ed effetti simili a quelli dell’Op Art possono essere così lette come metafora del benessere e del progresso, in cui tutto luccica e sembra perfetto, nascondendo invece realtà distopiche.
Bogin usa pochi elementi, spesso di natura geometrica, delimitati con precisione e organizzati in composizioni semplici e rigorose, che rimandano alle sculture con strutture primarie dei primi anni 60, alla grafica commerciale anni 70, con i suoi loghi, marchi, il lettering gonfio e tozzo e un mood allegro.
Il lavoro accurato sulle superfici e la padronanza delle resine poliuretanitche e delle vernici è tale da dare l’impressione di non essere realizzato a mano. Una dimensione asettica controbilanciata dalle forme inconsuete e dalla vitalità delle colorazioni.
(Fonte : www.gregbogin.com)