Gianni Piacentino – Trophy 3 MO (V.V.W.)

Trophy 3 MO (V.V.M.)
Gianni Piacentino

Gianni Piacentino nato a Coazze (To) 1945 vive e lavora a Torino

Gianni Piacentino è nato a Coazze nel 1945. Nel 1965 si iscrive all’Università di Torino dove studia filosofia fino al 1966. Durante gli studi lavora per un anno come disc jockey e lavora part-time presso un colorificio che produceva speciali dipinge dal 1967 al 1968.[3] Dopo la sua rottura con il gruppo dell’Arte Povera nel 1968, acquistò una motocicletta indiana degli anni ’30 che approfondì un fascino che durò tutta la vita, nonché una conoscenza intima del veicolo.[4] Questa passione influenzò pesantemente il suo lavoro di artista e alla fine lo portò a partecipare a numerose gare motociclistiche, sia come pilota che come passeggero di sidecar, tra il 1971 e il 1977. Alla fine riprese a correre come passeggero di sidecar e a decorare sidecar da corsa nel 2012.

Biografia:

 

Piacentino espone per la prima volta con artisti dell’Arte Povera alla Galleria Sperone di Torino nel 1966 e poi a Milano l’anno successivo. Pur essendo coinvolto nella sua infanzia nel movimento dell’Arte Povera e citato come uno dei suoi fondatori, lo abbandonò presto.[6] Fu durante questo breve periodo, dal 1965 al 1969, che Piacentino realizzò le sue sculture minimali e una serie di acrilici su tela che il dipinto “AMARILLIS” (1965) ben lascia intendere. “DARK DULL PINK LARGE X” (1966) è un esempio degli oggetti minimali meticolosamente verniciati che ha creato mentre esponeva con altri artisti dell’Arte Povera.[7] Questa trasformazione consolidò le sue differenze con altri artisti dell’Arte Povera, le cui opere sono state descritte come “sgrossate” rispetto alle superfici “ultra raffinate” di Piacentino,[7] e nel 1969 Piacentino iniziò le sue serie “Veicoli” e “Ali” che avrebbero non essere associato al movimento dell’Arte Povera.[1] Gli anni ’70 segnano una svolta nell’opera di Piacentino. Le opere che ha prodotto durante questo periodo non erano pezzi disadorni che hanno fatto tracciare parallelismi tra lui e i minimalisti americani della West Coast,[7] ma opere come “VEHICLE MARBLED (PURPLE-BROWN)” (1969-1970). La stessa attenzione ai dettagli e alle superfici raffinate che è esemplificata nei primi lavori di Piacentino è ancora presente in pezzi come “BARRA RETTANGOLARE DECORATA E INIZIALE GRIGIO E AMARANTO” (1971), ma con l’incorporazione delle iniziali dell’artista, “GP”, nel suo lavoro. Questa barra rettangolare, che ricorda il paraurti decorativo di un’auto, è seguita da un’evoluzione della stessa forma trasformata in ispirata al volo, “PINK-CREME PEARLESCENT SIGNED WALL WING” (1971).[8] Questo spostamento nel lavoro di Piacentino, lontano dal puro minimalismo pur mantenendo un impegno verso superfici prive di imperfezioni, è in linea con queste parole di Germano Celant: “È in questo clima storico di oscillazione tra arte e design, artigianato e industria, tra l’utile e l’inutile, tra il pezzo unico e l’oggetto prodotto in serie, e tra l’autonomia e l’eteronomia della pura creazione, che possiamo collocare il contributo di Piacentino, la cui alterità e unicità risiedono proprio nella dialettica tra i due poli, Pop e Minimal. Dal 1966 le sue sculture mirano a un risultato che trascende l’oggetto funzionale, pur rimanendo quest’ultimo riconoscibile come possibile prodotto industriale con caratteristiche decorative, poiché deriva da una cultura intrisa di scienza applicata, artigianato, precisione della meccanica e sofisticati processi ingegneristici.”[9] Il lavoro di Piacentino ha continuato ad evolversi. Dal 1972 al 1973 Piacentino realizza la sua prima grande tela sui fratelli Wright, “WRIGHT BROTHERS G.P. (I): prospetto con eliche in verticale” (1972-1973). Nel giugno 1977 Piacentino partecipò al “Documento 6”. I pezzi “MARBLED VEHICLE” (1969) e “GREY FRAME VEHICLE WITH COPPER FRONT MARK I” (1971-1973) sono stati esposti insieme alle opere di 655 artisti partecipanti a Kassel, in Germania. Negli Anni ’80 Piacentino ha vissuto e lavorato a New York dal 1980 al 1981. Le opere che ha realizzato in questo periodo includono “VOLO I – S.M. 55 – G.P.: immagine frontale su rettangolo verticale grigio-viola con ali laterali” e “TRITTICO DI VOLO G.P.: profilo di S.M. 55 e prospetto su orizzontale”. Nell’ottobre 1981 la Gesellschaft für Aktuelle Kunst e V. di Brema allestisce una mostra personale del lavoro di Piacentino. La mostra comprendeva una gamma di lavori di Piacentino, da una scultura minimale iniziata nel 1966 a un dipinto completato nel 1981.[10] Piacentino affermava, in un’intervista con Isabella Puliafito nel 1985, “L’arte mi ha insegnato a diventare artigiano”.[11] Nel 1993 Piacentino ha partecipato alla XLV Biennale di Venezia, Venezia. Nel novembre 2015 la Fondazione Prada ha ospitato un’ampia mostra personale del lavoro di Piacentino. Curata da Germano Celant, era composta da 90 opere che spaziano dal 1965 al 2015.[12]

(Fonte : sito artista)

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